Omelia _ 12 Dicembre _ Terza Domenica di Avvento

La terza domenica di Avvento è caratterizzata dai termini “Rallegrati” “Esulta” “Grida di gioia” che risuonano nella prima lettura del profeta Sofonia. Questa gioia è proiettata sul popolo di Dio che vive ancora nella sventura, perché vi è questa gioia? “ Dio ha revocato la condanna che pesava su Israele”; “Dio ha disperso il tuo nemico” “ Il Signore è in mezzo al suo popolo”. Il Signore non solo sarà presente in Gerusalemme, ma vivrà con gioia e amore rinnovato con Israele ed “esulterà per te con grida di gioia”. Cosa ha fatto questo popolo per entrare nell’amore di Dio? Ha mantenuto salda la speranza nel Signore. Il profeta Isaia ci dice: “ Egli viene e vi salva” e la sua venuta è come la fioritura del deserto, diventeranno forti le mani dei deboli e fermi i ginocchi vacillanti, tutti vedranno lo splendore di Dio. Certo il deserto fiorirà, per la presenza di Dio, anche oggi noi attendiamo questa pioggia benefica, sappiamo che essa è “la Parola del Signore” e farà rifiorire il nostro cuore che a volte è arido come la steppa. Lasciamo che la Parola di Dio raddrizzi le vie della nostra vita, ricerchiamo con coraggio la consolazione di Dio riconoscendo la nostra povertà e il bisogno di essere perdonati dal Signore. Il Vangelo di S. Luca ci presenta Giovanni nel deserto a Lui accorrono “le folle”, ascoltavano la sua voce che li chiamava alla conversione della vita, e “venivano battezzati nel Giordano confessando i loro peccati”. Il battesimo di Giovanni è un battesimo di preparazione, amministrato solo “all’acqua”, che rimanda a quello che doveva compiersi “nello Spirito e nel fuoco”. Molti interrogano Giovanni: le folle chiedono: “Che  cosa dobbiamo fare?” e Giovanni risponde: “Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, chi ha da mangiare faccia altrettanto”. Giovanni nella risposta riprende il messaggio della condivisione e dell’amore verso il fratello che in Dio forma il popolo della promessa. È Dio che nella sua bontà dona a tutti i beni della terra e per questo vi deve essere per tutti la condivisione del dono di Dio. I pubblicani chiedono: “Cosa dobbiamo fare?” A loro Giovanni risponde: “Non esigete nulla di più di quanto è fissato”. Tutto doveva avvenire senza ingordigia, erano demandati alla riscossione delle tasse per Roma, erano malvisti dagli Ebrei, uno di loro sarà chiamato da Gesù a far parte dei dodici: Matteo. Il terzo gruppo è formato dai soldati: “E noi cosa dobbiamo fare?” Giovanni dice loro di: “ Non maltrattare, non estorcere niente a nessuno, di accontentarsi delle loro paghe”. Certo è un percorrere rapporti nuovi, secondo dignità, giustizia e attenzione delle genti, dovevano abbandonare l’ingordigia del denaro e del potere, ma essere rappresentanti dell’impero rispettando le genti che ne facevano parte. Anche Giovanni sarà afferrato dal suo destino di profeta e sarà gettato in carcere da Erode. S. Luca al versetto 18 ci dice che: “Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo”. La missione è descritta con poche parole, ma sono il fondamento della missione di Giovanni. “Evangelizzava esortando”.