Omelia_Domenica 19 dicembre – IV di Avvento

Con questa IV° domenica di avvento siamo arrivati al termine del nostro cammino verso la festa della Natività del Signore. In questo percorso siamo stati guidati da S. Giovanni Battista il Precursore, il grande predicatore della penitenza e della conversione, l’ultimo dei profeti, il cui dito mostra il Salvatore, tanto desiderato dai discepoli. Giovanni ogni anno ci invita alla conversione, ci guida verso il Signore che è in mezzo a noi, mentre noi, come dice il prologo del Vangelo di S. Giovanni “non lo conosciamo”. La prima lettura è tratta dal profeta Michea: “E tu Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore di Israele”. La profezia è orientata a tempi lontani, ma riguarda il Salvatore. Il Vangelo di S. Matteo riprende questa profezia quando i Magi a Gerusalemme domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto la sua stella e siamo venuti per adorarlo”. Il re Erode riuniti i sacerdoti e gli scribi trovò la risposta, fu citato il profeta Michea al versetto che abbiamo ascoltato nella prima lettura. Dio manda il Salvatore e Israele ritornerà a Lui, Egli sarà pastore per Israele, Egli sarà la pace. Quello che viviamo è il momento dell’attesa. San Giovanni è il grande predicatore dell’avvento, ma la liturgia di oggi ci affida “alla maternità della Madre di Dio. Maria è l’avvento in persona. Il sì di Maria è il momento nel quale l’Antico Testamento diventa Nuovo, questo sì è la porta per la quale Dio entra nel Mondo. Cosa ci insegna Maria per il cammino della nostra vita? Le parole dette da Elisabetta sono centrali per la vita di Maria: “Beata colei che ha creduto”. Maria ha creduto senza riserve alla Parola di Dio trasmessa dall’Arcangelo Gabriele. Ella è la piena di grazia che vuol dire: la tua vita è inondata dall’amore della carità. Maria può credere perché ama. La fede è completa solo se diventa obbedienza concreta al mandato di Dio. La lettera agli Ebrei ci dice riferito a Cristo come la sua obbedienza sia stata completa: “ecco io vengo, per fare o Dio, la tua volontà”. Noi siamo santificarti “per mezzo dell’offerta del Corpo di Gesù”. Il Vangelo di oggi ci dice: “Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa in una città di Giuda”. La fede deve essere comunicata. La fede è dinamica, ci mette in movimento verso gli altri. Ognuno deve testimoniare con la sua vita la fede che ha ricevuto e la fede umile e perseverante è un faro la cui luce parla con forza, anche dove la parola non arriva. Il sì di Maria è nato da una vita di preghiera, da una vita vissuta sotto gli occhi di Dio. Il segno di Maria apre, anche oggi, le porte del Salvatore. Seguiamola e preghiamo dicendo con la preghiera dopo la comunione: “quanto più si avvicina il giorno della nostra salvezza, tanto più cresce il nostro fervore, oh Signore.”