Omelia _ 22 Agosto – XXI Domenica Tempo Ordinario

Attraverso la preghiera della Colletta il popolo di Dio chiede al Suo Signore: l’unità dell’agire, ma in particolare si richiede di “amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti”. Questi tre aspetti della nostra vita ci saranno di indirizzo verso la ricerca della vera gioia. S. Agostino nelle Confessioni ricorda il suo incontro col Signore: “Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai.” “Sì perché tu eri dentro di me e io fuori, lì ti cercavo. Eri con me e io non ero con te”. “Mi chiamasti e il tuo grido sfondò la mia sordità, mi toccasti e arsi di desiderio della tua pace”. La vera gioia è l’incontro col Signore. La vera gioia è desiderare con tutto il cuore la pace che viene dall’incontro con Dio. “Ogni mia speranza è posta nell’immensa grandezza della tua Misericordia. Da’ ciò che comandi e comanda ciò che vuoi”. La prima lettura dal libro di Giosuè ci porta a conoscere il popolo di Israele, che uscito dalla schiavitù egiziana e dopo quarant’anni di permanenza nel deserto entra nella terra promessa. Si è accampato a Sichem luogo privilegiato e predestinato alla stipulazione di questo patto religioso: Abramo vi aveva edificato un altare. Giacobbe vi aveva acquistato dei diritti e sepolto gli idoli portati dalla Mesopotamia, il nuovo popolo di Dio in quel luogo deve scegliere chi servire, e tutti risposero: “Lontano da noi servire altri dei, il Signore è il nostro Dio, serviremo il Signore perché è nostro Dio”. Giosuè rimandò il popolo ognuno nel proprio territorio, inizia da Sichem la vita e la storia di un popolo nella terra promessa, Dio aveva mantenuto le sue promesse e Israele deve essere fedele al Patto stabilito con Dio. Il Vangelo di S. Giovanni inizia con una affermazione fatta da “molti dei discepoli di Gesù”. “Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?” Gesù aveva detto ai discepoli e agli apostoli che: “se uno non mangia la Carne del Figlio dell’uomo e non beve il suo Sangue, non può avere in Lui la vita”. Il pane è la carne del Figlio dell’uomo; la bevanda è il suo sangue. Chi rifiuta questo cibo non avrà in sé la vita. Le parole di Gesù ancora una volta attuano una separazione: “da allora in poi lo lasciarono molti dei suoi discepoli e non andarono più con Lui”. Avrebbero dovuto comprendere? Certo no, non si può immaginare che sarebbero stati in grado di capire queste parole, ma avrebbero dovuto credere in Lui. Avrebbero dovuto comprendere che dietro le sue parole si celava una profondità divina, avrebbero dovuto dire a Gesù, come già era accaduto altre volte, aprici al senso della tua parola. Alla frase detta da Gesù agli Apostoli: “Volete andarvene anche voi?” Pietro risponde: “Signore da chi andremo? Tu hai parole di Vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio.” Pietro non dice a Gesù: “Noi comprendiamo ciò che tu hai detto, ma teniamo salda la tua mano. Le tue parole sono vita eterna.” Così dovremo fare anche noi.