Omelia – 2 Novembre 2021 – Commemorazione di tutti i fedeli defunti

La liturgia di questa giornata di “ Commemorazione di tutti i fedeli defunti” ci orienta a guardare a Gesù nostro salvatore risorto dai morti, affinchè sia rafforzata la speranza che anche noi risorgeremo a vita nuova. La prima lettura tratta dal libro di Giobbe ci conferma che “quando la mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne vedrò Dio”. La fede espressa da Giobbe sia anche la nostra fede, i nostri cari defunti che riposano con la loro corporeità in questo cimitero, ci ricordano che le loro anime sono accanto al Signore. Paolo VI nel suo testamento spirituale diceva: “Prego il Signore che mi dia la grazia di fare della mia prossima morte un dono di amore alla Chiesa.” Anche noi accanto ai nostri defunti eleviamo preghiere a Dio Padre per essere dono di bontà verso tutti i fratelli.

Omelia_31 Ottobre 2021 – XXXI domenica Tempo Ordinario

V DOMENICA DELL’ OTTOBRE MISSIONARIO ESSERE “AMOREVOLI”

Il mese di ottobre ci ha accompagnato a far crescere in noi l’amore di Dio attraverso le parole che ogni domenica ci proponeva in un itinerario verso il Signore. Le rammento “essere fratelli”, “essere liberi per servire”, “servire” ed oggi “essere amorevoli”. Credo non sia sempre facile essere amorevoli verso i fratelli che il Signore ci ha donato come compagni di viaggio nella vita quotidiana. Si potrebbe condividere il vissuto dell’altro oltre alla comprensione e alla benevolenza; non chiudersi in se stessi anche quando la sofferenza bussa alla nostra porta, sarebbe cosa buona partecipare alle gioie e ai dolori l’uno verso l’altro. Il Signore non è indifferente verso nessuno ma è sempre vicino a noi condividendo tutti gli aspetti della nostra vita. Carlo Carretto diceva spesso che “ciò che conta è amare”. C’è una cosa più importante delle azioni: è la preghiera. C’è una forza più efficace della nostra parola: è l’amore. La prima lettura è ripresa dal libro del Deuteronomio, è Mosè che parla al popolo di Dio donando il fondamento del rapporto con Dio: l’Ascolto, sappiamo anche noi che l’amore inizia con l’ascolto e ascoltare è il primo modo di Amare perché l’ascolto è dire col nostro atteggiamento che siamo consapevoli di essere davanti alla nostra vita, a Dio per cui si desidera fare spazio a Lui sul cuore e nella vita. Il primo comandamento è: “Ascolta”, ponendoci in tale atteggiamento troveremo il Signore e la sua Parola. Il Vangelo di San Marco ci presenta la domanda di uno scriba rivolta a Gesù, questo è il quarto tentativo degli scribi di tentare il Signore con una disputa sul primo dei comandamenti. Gesù dice che il primo è: “Ascolta Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutto te stesso”. Il secondo è “amerai il tuo prossimo come te stesso”. Per la nostra fede l’uomo, le cose create stanno al cospetto di Dio, Egli è il Signore e il Redentore, colui che crea, perdona, ama al di sopra di ogni esperienza umana. Gesù con la sua morte in croce opera la redenzione del mondo, e noi suo popolo con tutto il cuore e l’anima partecipiamo alla salvezza dei fratelli. Lo scriba rivolto a Gesù dice: “Hai detto bene Maestro e secondo verità” e Gesù come risposta dice a lui: “Non sei lontano dal regno di Dio”. Noi amiamo chi conosciamo, noi ascoltiamo per conoscere meglio e di più, chi ama, ascolta e chi ascolta trova ragioni per amare.

Omelia _ 24 Ottobre 2021 _ XXX domenica Tempo Ordinario

95° GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE

Siamo “ chiamati” ad essere discepoli missionari, tema della Giornata: “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. Il tema che guida la riflessione della “giornata missionaria” è tratto dagli Atti degli Apostoli, Pietro e Giovanni sono al tempio di Gerusalemme e parlano al popolo “annunziano in Gesù la risurrezione dei morti”, vengono arrestati e posti in prigione. Il Sinedrio delibera di lasciarli liberi e “ordinarono loro di non parlare né di insegnare nel nome di Gesù”. Ma Pietro e Giovanni replicarono “Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi; ma noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. Il missionario è un testimone del Signore risorto, delle opere da Lui compiute, delle parole ascoltate, è un testimone della vita nuova che scaturisce dalla risurrezione di Gesù, è inviato dallo Spirito Santo ad annunciare che Gesù è Signore. Dove possiamo essere missionari? Ovunque. In ogni luogo in cui io mi trovi; lavoro, casa, tempo libero, impegno sociale, la mia missione è annunciare le grandi opere di Dio. La prima lettura tratta dal libro della consolazione del profeta Geremia, per il popolo di Israele è un inno di gioia, il Signore sollecita il popolo a cantare “ Innalzate inni di gioia, esultate per la prima delle nazioni, il Signore ha salvato il suo popolo”. È il nuovo esodo che ricondurrà Israele nella sua terra dopo gli anni dell’esilio, il Signore ha fatto sorgere Ciro che dona la libertà, e l’unità ritrovata porta con sé la gioia , “erano partiti nel pianto” “li riporterò tra le consolazioni”. Le grandi opere di Dio si manifestano con segni messianici: anche i più poveri incontreranno la salvezza di Dio. Il Signore dice: “Io sono un padre per Israele, Efrain è il mio primogenito”. Il Vangelo di S. Marco ci presenta il viaggio di Gesù verso Gerusalemme e attraversa il villaggio di Gerico, Bartineo che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Certo ascolta il vociare della folla che segue Gesù e dopo aver chiesto cosa accadeva comprende che passava il Signore. Cosa può fare per farsi notare?   Comincia a gridare: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me”. Tutti rimangono sorpresi per il suo gridare, ma anche per le parole usate nei riguardi di Gesù. Il termine Figlio di Davide lo usa S. Pietro , gli ossessi e i demoni conoscono Gesù ma non la folla. Bartineo anche se cieco ha visto in colui che passa il Messia di Dio. “Abbi pietà di me!” Mentre la folla tentava di farlo tacere, egli più forte grida: “Figlio di Davide abbi pietà di me”. Gesù si ferma e dice di “chiamarlo” e qualcuno corre a dire a Bartineo  “Coraggio! Alzati ti chiama!” Egli non solo si prepara ad andare da Gesù, “getta via il suo mantello che usava per sedersi, balza in piedi e viene da Gesù”. Alla domanda di Gesù “Cosa vuoi che io ti faccia?” il cieco risponde “fa che io veda” . Gesù allora dice: “Va’ la tua fede ti ha salvato” e subito ci vide di nuovo. Il dialogo tra Gesù e Bartineo è pieno di speranza, il cieco è guarito, la sua anima non è turbata da nessun dubbio e l’evangelista ci dice che non torna nella sua casa tra i suoi, ma si unisce a Gesù come se si trattasse della cosa più naturale della sua vita. “lo seguiva lungo la strada”.